Chernobyl by Francesco M. Cataluccio;

Chernobyl by Francesco M. Cataluccio;

autore:Francesco M. Cataluccio; [Cataluccio;, Francesco M.]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788838926280
editore: edigita
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi

Il nome di Chernobyl divenne famoso in tutto il mondo dopo il 26 aprile del 1986 quando, nella locale Centrale elettronucleare, si verificarono due conseguenti esplosioni che provocarono l’immediata morte di 31 persone e fecero scoperchiare il tetto disperdendo nell’atmosfera grandi quantità di vapore contenente particelle radioattive. Durante l’esecuzione di un test di simulazione di guasto al sistema di raffreddamento del Reattore numero 4, per un errore degli operatori, guidati dall’ingegnere Valerij Chodemčuk, le barre di uranio del nocciolo del reattore si surriscaldarono per davvero (raggiungendo un picco di valore pari a 100 volte quello stabilito) provocando la fusione del suo cuore. Il reattore nucleare era del tipo RBMK-1000, costruito con grafite e alimentato a biossido di uranio arricchito. La sua caratteristica era di possedere un «coefficiente di vuoto positivo»: se aumenta la potenza o diminuisce il flusso dell’acqua di raffreddamento del sistema, c’è un aumento della produzione del vapore nei canali di alimentazione. Così, i neutroni, che vengono assorbiti dall’acqua più densa, producono un aumento della fissione nucleare nell’alimentazione del sistema e quindi un aumento di produzione di energia. Se però la potenza cresce, aumenta di conseguenza la temperatura nell’alimentazione e questo determina come effetto la riduzione del flusso di neutroni, riportando quindi il sistema a livelli di potenza accettabili. Ad alti livelli di energia, in situazioni normali, la temperatura ha un effetto dominante e non si verificano oscillazioni di potenza tali da portare a surriscaldamento. Ma se l’energia scende a livelli inferiori al 20% rispetto al massimo previsto, diventa dominante il «coefficiente di vuoto positivo»: il reattore diventa instabile e tende a produrre un’improvvisa ondata di energia. Ciò che avvenne nella Centrale di Chernobyl provocò un’esplosione con rilascio di radioattività duecento volte superiore alle bombe di Hiroshima e Nagasaki messe assieme.

Fu un tipico man-made disaster, un incidente provocato interamente dall’uomo: un’inadeguata valutazione dell’esperimento e violazioni rispetto alle prescrizioni tecniche di esercizio dell’impianto; quel test era pericoloso e altri impianti russi si erano rifiutati di eseguirlo, ritenendolo troppo rischioso; i tecnici che avrebbero condotto il test provenivano da Mosca e il loro responsabile era un ingegnere elettrotecnico non esperto di impianti con reattore; lo stesso piano del test era dubbio e scarse erano le misure di sicurezza, che erano soprattutto di procedura formale.55

Si levò in pochi giorni un’immensa nube, composta da tonnellate di materiale radioattivo che il vento portò in tutta Europa e raggiunse il Mediterraneo nei successivi 14 giorni, riportando a terra con la pioggia le particelle radioattive (che possono essere rilevate ancora oggi con un contatore Geiger a circa 10 centimetri sotto la superficie). Per molti giorni le autorità sovietiche negarono la portata della catastrofe, anche se un laboratorio di ricerche nucleari in Danimarca e i satelliti spia statunitensi avevano annunciato, già il 28 aprile, un «incidente di enorme portata».

I soccorsi mostrarono da subito impreparazione e improvvisazione. I pompieri a disposizione della Centrale erano 14. Si gettarono letteralmente nel fuoco, senza alcuna tuta di protezione. Le radiazioni bruciarono rapidamente tutte le loro cellule vitali.



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